martedì 9 maggio 2006

Niente cipolla, siamo puritani!



Qui al dipartimento noi abbiamo prestigiosissime occasioni di incontro tra gente che ci da' soldi, professori, e studenti. Una di queste e' la cerimonia di premiazione del miglior studente, miglior prof, migliore ex alunna. C'e' cibo gratis, senno' nessuno ci verrebbe e poi c'e' il bar a pagamento.

Ma il bar a pagamento non impedisce a chi proprio vuole, come la nostra direttrice, di alzare un po' il gomito. Presa dall'ebbrezza dell'alcool, l'anno scorso comincio' a berciare che le femministe sono dappertutto, che anche dove uno non se lo aspetta, loro ci sono e aspettano solo il momento buono per fare la rivoluzione. Pubblico attonito e direttrice di altro dipartimento che per tutta risposta fischiettava la musichetta di Twilight Zone.

Comunque, in parte e' vero, le femministe sono dappertutto e ultimamente si sono piazzate pure in cucina, che tradizionalmente era visto come luogo per eccellenza di oppressione femminile. Ed e' nato un connubio bizzarro ma interessante: i Feminist Food Studies, un misto tra storia del cibo e scienze sociali.

Cosi' ieri ho letto un articolo nel libro che vedete sopra, ed ho imparatato che: le prime donne ristoratrici hanno cominciato la loro attivita' negli anni 20 e 30 aprendo sale da te e caffetterie. In quegli anni infatti, con la progressiva urbanizzazione ed impiego di forza lavoro in fabbriche ed i uffici, la gente (e le donne) cominciava a dover consumare pasti fuori casa, ed i ristoranti fino ad allora erano perlopiu' bettole fumose in cui le donne non erano accettate. Allora queste brave signore puntarono sull'"Homemade food". Una tristezza mai vista. Primo: "home" stava non per una home qualsiasi, ma la home della borghesia americana. Un casa puritana. E dunque: non solo iper attenzione all'igiene, ma anche cibo da malati, semplice, non speziato, senza aglio e cipolla. Il cibo non doveva corrompere le anime, ma elevare lo spirito. Rispettabilita' prima di tutto.

Secondo: erano un po' nazionaliste, per non dire razzistelle, le nostre signore. E quindi uso di prodotti non importati e disprezzo per le cucine etniche. Cucina francese? Roba da debosciati Europei, corruzione dello spirito garantita.

Il buon Octavio Paz disse: "A Yankee meal is saturated with Puritanism, is made up of exclusions. The maniacal preoccupation with the origin and purity of food is the counterpart of racism and discrimination."

Ora, per andare all'Universita'-10 minuti di tragitto-io passo davanti a: due ristoranti cinesi, due tailandesi, una pizzeria pseudoitaliane, un indiano.

Nessuno puritano.

3 commenti:

  1. il libro è interessante (possibilità di metterci le mani sopra?) oltre al fatto che mi diverte vedere come, da quelle parti, tutto sia filtrato attraverso le ovaie.

    E in cucina con le frattaglie ottieni dei risultati eccezionali.

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  2. E' gia' nelle mie manine avide.Se ti interessa ti faccio volentieri le fotocopie (aggratis a spese delle donne) non posso portartelo perche' appartiene alla biblioteca.

    Baci

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  3. se hai tempo e voglia mi faresti un piacere, sarai ricompensata con un aperitivo sulle rive del po.

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