venerdì 30 gennaio 2009

Se bastasse un lampione

Adesso che il tema della violenza carnale sulle donne è drammaticamente attuale, si cerca di correre ai ripari con tutta una serie di interventi: quali taxi notturni, più finanziamenti ai centri che si occupano di accogliere ed assistere le vittime di stupri e l'installazione di lampioni.

Tutto bene, per carità. Ma mi torna in mente quel poliziotto messicano che in classe ci disse, a proposito dei numerosissimi e feroci femminicidi di Ciudad Juarez (secondo varie stime, si arriva a quasi 1000 donne tra morti accertate e persone scomparse dal 1993 a oggi), che sarebbe bastato illuminare un po’ di più le strade.

Chapeau.

Il caso di Ciudad Juarez è estremo, perché si intrecciano vicende di guerre tra bande, di traffici di droga etc. ma illustra bene un paio di punti. In una situazione in cui le donne sono costantemente sfruttate nelle maquiladoras – che per la grande maggioranza sono di proprietà nordamericana, courtesy of NAFTA - dove in fabbrica si organizzano concorsi di bellezza e si incoraggiano le ragazze a truccarsi e a essere carine, dove le donne, in una cultura molto machista, spesso sono quelle che mettono insieme il pranzo e la cena con le conseguenti tensioni a livello familiari, un lampione in più non basta.




In una società così, dove una donna è spesso considerata in un pezzo di carne al lavoro e in casa, sei già vulnerabile ad essere considerata meno di zero, e la violenza è sistematica, normale, perché è insita e in qualche modo autorizzata dal sistema stesso. E allora, molti provvedimenti presi in Italia o altrove sono insufficienti, renderanno forse le strade un po’ più sicure, sensibilizzeranno le forze dell’ordine, ma il cambiamento va fatto a livello sociale.

Educando in modo diverso bambini e bambine, sottraendosi all’esasperata sessualizzazione di tutto e tutte/i, e coinvolgendo gli uomini nella lotta contro la violenza contro le donne come alleati e non come nemici. Come fa negli USA questa associazione ed in Italia quest’altra.


Altre risorse su Ciudad Juarez:

Amnesty International

WIP Women's International Perspective

giovedì 29 gennaio 2009

Lagnans d'amour

Il fidanzato esule a Gerusalemme vive da un paio di settimane in una comune popolata da uomini barbuti e da donne a suo dire inguardabili (e certo!).

I giovani barbuti, dopo i gruppi di studio socialisti, chiedono a lui le definizioni delle parole crociate- in ebraico. Lui per ripicca gli ammanisce le sue melanzane alla parmigiana per la cena di Shabbat.

Si lagna di una cena a base di cereali. Non avvicinate i cereali al Pucciu! Si contorcerà come un verme e ve lo rinfaccerà per tutta la vita. I miei esperimenti con la quinoa sono stati tutti bocciati in quanto troppo simili alla segatura.

Comunque, da domenica sarà nella nostra nuova magione, dove lo raggiungerò l'otto febbraio. Sta già pensando a come accogliermi. Io spero solo di scendere all'indirizzo giusto di casa, sapete com'è. La mia immaginazione da orfanella mi vede vestita troppo leggera - il pucciu dice che fa caldo, ed io non mi fido!- abbandonata in mezzo alla tangenziale di Gerusalemme. Per il resto, che sia al solito: fragole e champagne, cuori giganti e lui vestito solo del suo fascino.

Poi, per non farci mancare nulla, abbiamo litigato a distanza come dei folli. Va bene la tecnologia, ma la chat di FB ha rischiato di mandare all'aria ciò che trasferimenti all'estero, distanza, una famiglia di sole donne, sfoghi allergici, stati di ebbrezza ripetuti e notti in posti pidocchiosi non avevano neppure scalfito.

Mia madre con la scusa: "se io lo attacco tu poi lo difendi!" (sottile, eh!) ha persino preso le difese del Pucciu mentre sproloquiavo e tiravo oggetti. La verità è che una mia rinuncia alla partenza avrebbe gettato la mamma e sorella nel panico più nero.
Infatti la sera, mentre sono a letto mia sorella prende le misure della stanza sostenendo: "ecco dove hai la testa adesso ci sarà il mio angolo cottura".


Infine, io resisto a mio nonno che si lagna giustamente della Chiesa cattolica e di sui esponenti, ed inoltre vuole a tutti i costi convincermi a diventare atea. Ora, già ho una personale minimale dottrina religiosa fatta di tre dogmi tre, proprio ora che vado a Gerusalemme, dove per sistemare il
ginepraio di rivendicazioni sulla città si era persino proposto di attribuirne la sovranità a Dio, dovrei diventare atea?

Eppure insiste. Sarebbe indelicato fargli presente che sentendo avvicinarsi il tramonto il mio bisnonno- suo padre- cominciò ad andare in chiesa, just in case?

lunedì 26 gennaio 2009

Leggerezza un c*zzo!

Negli ultimi giorni ce l'avevo con il Papa e con cardinali vari, chè secondo me quando aprono bocca Dio li guarda e scuote nervosamente la testa.

Lo confesso, il Papa era il primo della mia black list. Con quella boccuccia tirata, quel fare stizzoso e quella mentalità da Medioevo, state sicuri che va incontro ad una pessima reincarnazione.

Ma ora, grazie all'ineffabile capo del Governo ed alle sue battute - che vogliono solo celebrare la bellezza delle donne italiane ed invitare alla leggerezza su un argomento che peraltro con la leggerezza ci va a nozze, le mie priorità sono di nuovo cambiate e l'idea di una feroce dittaura femminista mi attira sempre più.

Scusate, ma a questo punto è evidente che la democrazia non funziona molto bene.

venerdì 23 gennaio 2009

Io dico solo il mio pensiero

Confesso che ho peccato. Oltre ad aver ingurgitato nervosamente del gelato buonissimo facendone una zuppa nel microonde – Pucciu lo so che invece TU stai dimagrendo - ho guardato un pezzo di quella folle trasmissione con la gente rinchiusa in una casa partorita da un architetto sotto effetto di allucinogeni.

Mia sorella, quando la vergogna provata nei confronti dei partecipanti ha raggiunto l’apice, mi ha sussurrato: “ma Fede, forse a noi non piace affatto perchè siamo piemontesi?”

E mi chiedo: sarà quell’essere falsi e cortesi, o “ipocriti per eccesso di gentilezza” che ci rende geneticamente difficile aderire al credo televisivo “io sono vera/o e dico solo il mio pensiero”?

Purtroppo, tesoro, il tuo pensiero fa schifo.

O meglio, è espresso da schifo.

Una partecipante è stata accusata dall’arcigay di essere omofoba. Si è infatti lasciata andare a dichiarazioni confuse su cosa sia normale e cosa no in termini di tendenze sessuali, e si è riferita ai gay come a “f*oci”
Onestamente, più che il dolo, ci ho visto confusione e la dialettica di un adolescente beccato a leggere Pla*boy dalla madre femminista - lo so, lo so, ma è un mio incubo ricorrente.

Alla richiesta della conduttrice di esprimersi meglio sull’argomento e sostanzialmente di discolparsi, la partecipante astutamente prendeva tempo chiedendo ai suoi compagni di sventura che cosa volesse dire omofoba.

Si discolpa e dichiara di essere tutto il contrario (chiediamole il contrario di omofoba, tanto per curiosità) e le dispiace di essere “uscita” così.
Ed ecco che “esce” la sua giustificazione: e qui la volevo, qui casca l’asino, le braccia e varie altre appendici, sappiate che… il suo migliore amico è gay!

Anzi, lei è adorata dai gay! Meravigliosa.

L’assioma allora è: se hai un amico gay non sei omofobo/a e se Vladimir Luxuria vince a quell’altra trasmissione l’Italia ama i transgender.

Comunque, io ho detto solo il mio pensiero.

martedì 20 gennaio 2009

L'Unità

Mi aveva fatto un po' incazzare, perchè non si può essere la prima direttrice donna de L'Unità e approvare questa pubblicità:



Però grazie all'indicazione di un'amica che mi ha segnalato questo
mini dossier agghiacciante sulla violenza domestica in Italia, forse Concita ed io faremo pace.

Non è poco, specie dopo che una ha sentito la nostra ministra delle Pari Opportunità dire che le prostitute è meglio che si prostituiscano a casa perchè se una è aggredita in casa i vicini chiamano la polizia; le donne struprate e menate in casa evidentemente non urlano abbastanza forte.

lunedì 19 gennaio 2009

Con quella casa così mediorientaaaleeeeeeeee



Una Fede esaltata e scondinzolante: Mamma, guarda la foto della nostra casa da fuori e sul tetto c’è il nostro terrazzo!

E sul terrazzo metterò gelsomini, lavanda, piante aromatiche, ci farò un orto e un gazebo meraviglioso e torce e ci farò lo yoga tutte le mattine e sarà il nostro Eden e il Pucciu il mio Adamo…

Una mamma abituata al barocco piemontese: Ma sta su? E cercando di recuperare: Molto pittoresca, e si addice al tuo casino.

Pensandoci bene, il fatto che il Pucciu al telefono continui a dire che quando la metteremo su con le nostre cose sarà molto carina comincia ad insospettirmi.

Ma io già la amo. Dal cortile si entra direttamente in un mercato bellissimo, e quando ceneremo sul terrazzo vedremo le stelle (e qualche antenna parabolica).

Ci saranno gli scarafaggi?

Mentre ci penso vi segnalo Reset DOC ed i suoi interessanti articoli su Israele e Palestina.

venerdì 16 gennaio 2009

Devi furgià!



Ero a pranzo in una piola (=vecchia osteria piemontese) con mia sorella, mia zia ottantenne ed una sua amica ottantacinquenne. Tutto sembrava tranquillo, fino alla pronuncia disgraziata della parola “maternità”.
E fu l’inferno. Saputa la mia età (ventinove anni, lo ricordo a tutti) l’amica della zia perde momentaneamente l’uso della lingua italiana per buttarsi nel dialetto stretto e comunicarmi che: “Sei vecchia! Devi furgià!(=fare figli) Che fai con tuo moroso? Conti le stelle?”

Mi abbandono per un attimo alla romantica visione mia e del Pucciu che contiamo le stelle, anzi di me che le conto, sbaglio il conto e di lui che mi corregge: “Ma Fede, sono un milionecinquecentomilasettecentoventitrè! Non le vedi? Non comprendi la matematica, la fisica e la chimica! Al classico non hai fatto nulla!”

Accantonato l’incubo, mi difendo con la promessa - fatta a questo punto anche ai proprietari della piola che come un coro greco mi invitavano anche loro a furgià - che magari tra un paio di anni…Incauta! Si scagliano a quel punto contro mia sorella, che pure lei è vecchia e deve furgià.

Veramente lei avrebbe sei anni meno di me e benché a tratti sogni di essere una ragazza madre, oggi saremmo qui solo per mangiare un piatto di gnocchi.

Comunque, questa introduzione era tutta un inganno per un’osservazione femminista sulla “lotta” sulle/tra le madri e su come una dovrebbe essere madre.
Dunque, Rachida Dati in Francia partorisce ed il suo rapidissimo ritorno al lavoro viene visto o come simbolo di grandissima emancipazione, o come chiara indicazione della snaturatezza della maman.

Come giustamente ha osservato qualcuno, nessuno se la prenderebbe mai se un uomo, avendo avuto un figlio/a se ne andasse al lavoro anche solo un’ora dopo la nascita della creatura e che il problema reale è che i ritmi di lavoro (e non solo quelli) sono tarati sugli uomini.

Però, sarebbe anche giusto ricordare che ci sono madri che tornano subito al lavoro perché non possono fare altrimenti e darebbero la mano destra per stare a casa, ma che esistono anche le madri che al lavoro ci tornano in fretta perché gli piace, perché hanno qualcuno che si occupa del pargolo e perché magari all’idea di stare a casa tutto il giorno con un infante con le coliche si sentono tremare le vene dei polsi.

Devono per forza essere colpevolizzate? La signora in questione avrà un esercito di baby sitters, il tempo per stare con la figlia lo troverà e mi sento sicura nell’affermare che la bambina non dovrà scaldarsi il biberon da sola mentre mammà è al Ministero.

Sarà traumatizzata da grande? Di questi tempi, se non lo sei, sei out.

L’argomento materintà/lavoro è peraltro stato oggetto di dibattito caliente anche tra le femministe: per esempio qui
e qui. Sappiate infatti che anche le femministe “furgiano”- e si sentono in colpa.

mercoledì 14 gennaio 2009

Gerusalemme, un terrazzo e qualche sparo di gioia

Il prode Pucciu mon amour, messo nelle mani di un agente immobiliare romano, a quanto pare ci ha trovato casa vicino ad un mercato bellissimo, Mahane Yehuda.
Compreso nella casa c'è un terrazzo solo nostro sul tetto di 40 mq. Più che romantiche cenette a lume di candela, per ora sogno coltivazioni estensive di pomodori, gelsomini ed erbe. Sono decisamente prosaica. Ma siccome per ora non è confermato, pensate ai miei pomodori, commuovetevi e spedite pensieri positivi e preghiere di ogni confessione a questo blog, anche garbati insulti. Quel che non ammazza, ingrassa.

La situazione nella città è sicuramente diversa da quando ci siamo andati otto fa, poco prima della seconda Intifada. Allora eravamo ospiti di un'amica di amici italiana e alloggiavamo a Abu Dis, un villaggio palestinese di Gerusalemme Est. La notte ci svegliava il richiamo alla preghiera del muezzin e ci godemmo anche la vista di un matrimonio tradizionale, con tanto di spari (in aria). E una vecchietta ci regalò anche una testa d'aglio, un'altra coltivazione che potrei mettere sul terrazzo.

Ricordatevi dei miei pomodori e leggete questo articolo sulle richieste dei movimenti pacifisti femministi.
(aspirante) contadina sì, ma devota alla causa, sempre!

martedì 13 gennaio 2009

Settembre 2008-Gennaio 2009: Del perchè sarò grassa ma felice

Fox e Branko dicono che il 2009 sarà un anno interessante per i gemelli come me, salvo il fatto che avendo Giove positivo, oltre a tanta fortuna si accumula tanta ciccia. E allora io mi sottraggo all’imperialismo militante patriarcale dell’immagine femminile (magra) e dico: che sia! Avrò il culo di un ippopotamo, ma per Dio, tra picchi di depressione cosafaròdellamiavitaiopoveraorfanella, c’è scappato molto di bello e spero altro ce ne sarà:

- dopo più di venti anni di silenzio ho avuto la fortuna di riincontrare un’amica d’infanzia. Da lattanti noi due ci picchiavamo nel box. Ora scopro tante somiglianze e la sua nonna ottantacinquenne sessuologa che vorrei conoscere. La sua teoria è agghiacciante ma ha un suo perchè: finchè il tuo uomo è giovane, stai sicura che sbaverà sempre e comunque dietro ad una bella tipa e buona fortuna nel tenerlo a freno. Raggiunta la pace dei sensi non sbaverà più tanto e vedrà te come una madre.

- Sono stata a Roma, a Venezia, e a Metato, piccolo borgo toscano da cui si vedono mare e colline. Alla festa di Natale del paese Babbo Natale era impersonato da una donna. Ero deliziata dalla queerness della cosa. Alcuni bambini no, piangevano. L’eterosessualità compulsiva colpisce ovunque.

- Ho cantato stonando con mia madre alcune canzoni di De André guardando lo speciale su Raitre. Presa dall’empatia con Fazio, quando piangeva lui veniva il groppo in gola pure a me.

- Abbiamo riproposto con successo il cenone di Natale a base di kebab e falafel. La vicina di casa saputo che era roba “araba” ha declinato l’offerta di qualche falafel.

- Chiacchiero e bevo vino rosso con le amiche ed una serata così mi rimette al mondo. Passo la notte delle elezioni americane con amici sperando e un po’ commuovendosi, anche se non cambierà molto. We did, overcome. Almeno per una notte.

- Ho letto molto, lavorato poco, cercato lavoro molto, cotto centinaia di frollini per Natale, visitato il nuovo Museo di Arti Orientali, sto studiando l’ebraico, mi documento su Israele e Palestina e tra due settimane raggiungerò il Pucciu a Gerusalemme. Il tomo femminista sui piedi bendati in Cina però non l’ho terminato. Ammettiamo pure che un intero libro sull’argomento è troppo; inoltre confondo i nomi cinesi dei feticisti dei piedi.

- Il Pucciu ancora mi tollera malgrado crisi isteriche per lenzuola perdute, perché siamo senza tetto, perché il Rossini come locale non mi piace, perché ho litigato con mia madre e mia sorella, perché non trovo lavoro, perché non è vero che sto ingrassando, perché lui è troppo ottimista, perché lui non mi telefona, perché a casa a Gerusalemme voglio un balconcino per un gelsomino, perché sì.

Poi lo stato del mondo fa schifo e l’invasione di Gaza è in fondo “solo” l’ennesima schifezza, ma per ora io me la cavo.