venerdì 24 aprile 2009

Back in town

La security israeliana è stata umana - temo già la partenza- ed il fatto che abbiano tecnologie che permettano senza aprire la valigia di dirti che hai in valigia sali e fango del Mar Morto è decisamente interessante.

Ora Torino è grigia, ed anche un po' fredda. Arrivare nel cuore della notte a Mapensa non è il massimo: avere amici che non solo ti vengono a prendere ma ti portano coppa e prosciutto e rosette per un panino al maiale dopo tanta astinenza ti rimette al mondo.

martedì 21 aprile 2009

Yom HaShoah

Oggi in Israele si ricordano le vittime dell'Olocausto.

Alle 10.00 in punto è suonata una sirena e per due minuti la città ed il paese si sono fermati.

Traffico immobile e gente ferma in silenzio per la strada.

Mentre Ahmadinejad dà spettacolo nella conferenza di Durban, nel 2000 Ovadia Yosef, controverso leader spirituale del partito religioso Shas ha descritto l'Olocausto come la "risposta" di Dio nei confronti di anime reincarnate di peccatori ebrei, dichiarando che:" I sei millioni di vittime dell'Olocausto erano reincarnazioni di anime di peccatori, gente che ha peccato e che ha fatto cose che non dovevano essere fatte. Erano reincarnati (come vittime dell'Olocausto) per espiare".

Peraltro, applicò lo stesso ragionamento per le vittime di Katrina nel 2005, sostenendo che era un castigo divino per la gente poco devota di New Orleans.

lunedì 20 aprile 2009

Debosciati in spiaggia



Dall’Italia la mamma mi dice pioggia e vento. Noi invece abbiamo 30 gradi e siamo andati in spiaggia a Tel Aviv, dove il Pucciu rimbambito dal sole mi ha scambiata per un suo amichetto di bevute: “Ha visto quella, Fede?” “Seno rifatto, amore mio” “Ma quella invece?” “Seno e labbra, forse naso”.

Troppo cotta per la lavata di capo sull'oggettivizzazione del corpo femminile.

Che fatica.

Però la calata dalle nostre colline di Gerusalemme è stata fruttuosa. Infatti la spiaggia è stata preceduta da colloquio di lavoro con organizzazione femminista che mi fa lavorare gratis per loro.
Che gioia, ringiovanisco e torno a fare gli stages.

La executive director ad un certo punto mi guarda e mi fa “Tu dopo vai in piaggia, vero?”
Dannata spallina del bikini che fa capolino dalla maglietta.

Sulla spiaggia siparietto da mamma italiana: “Pucciu mettiti la crema, spalmatela dappertutto, non mi frega che ti faccia schifo, mettila!” Il risultato è una splendida abbronzatura a chiazze.

E dopo pranzo sulla spiaggia, passeggiata sul lungomare con skyline di Tel Aviv che sembra la Florida e che quest’anno compie 100 anni di età. Sullo sfondo, il promotorio di Jaffo, uno dei porti più antichi del Mediterraneo, che ha circa 5000 anni.





Tutt’altro panorama nelle vie dietro lo Suq HaCarmel, dove ci sono vecchie case fascinose ma un po’ decadenti.





E dopo una giornata da merenderos, torniamo a Gerusalemme, un po’ cotti ma accolti dal ponte a forma di lira di Calatrava, la cui costruzione ha causato moltissime polemiche: costi eccessivi per la città più povera di Israele, etc. Calatrava per costruirlo si è ispirato al salmo 150:3: “Praise Him with a blast of the trumpet; praise Him with the lyre and harp!”

sabato 18 aprile 2009

Fede tira calci ad un pallone (Shabbat 5)

E nessuno si e' fatto male. Altro parchetto nell'elegante quartiere di Talbye ed altro pic-nic con amici.

Ancora non ci siamo fatti prendere dalla mania israeliana del mangal (barbecue) che porta l'israeliano medio a installarsi nei parchi cittadini - ed in certi casi nelle aiuole- e a grigliare di tutto - eccetto naturalmente il maiale.

In realta' siamo tentati, ma per ora facciamo i superiori.

Comunque pic-nic serio: pite, insalate varie, ottima pasta al forno. Tutto trasportato a piedi perche' in tutta Israele (eccetto Haifa) non ci sono trasporti pubblici di Shabbat, giorno in cui e' proibito muoversi in macchina. In realta'nei quartieri ultraortodossi di Gerusalemme - come Mea Shearim - si mettono anche le transenne per evitare che macchine private ci passino.

Anyway, al parchetto tre trentenni ed un treenne dopo pranzo si affrontano in una spietata partita di calcio, che vede il treenne - ragazzo coordinatissimo - farci mangiare la polvere. Il piccolo, che si destreggia tra tre lingue, non comprende il significato di dire "mia" quando ci si avvicina alla palla e ribadisce: "No questa e' la mia palla" 'Si caro e' mia ma in senso metaf.."

Va beh.

Nel frattempo un signore israeliano sente il Pucciu parlare di cabbala e ci attacca un bottone, in cui inspiegabilmente inserisce la domanda: Quanti anni pensi che io abbia?

Avendo capito persino io la domanda (posta in ebraico) sibilo al Pucciu: Tienti basso, mi raccomando!

Tutto il mondo e' paese.

Poi un corvo ha rubato la bistecca impanata dei vicini.

giovedì 16 aprile 2009

Pesach, Pasqua e ritorno

A Pesach abbiamo magiato matzot, bevuto tanta Coca Cola – regressione infantile?- e surgelato ingenti quantità di pane vero, dato che per una settimana intera qui è teoricamente vietato vendere roba lievitata, farina, etc.

Siamo stati ospiti di amici più grandi di noi, che hanno avuto la fortuna di incontrare il pucciu nella sua fase israeliana: un virgulto 19 enne dal capello lungo, la barba lunga, la maglietta stracciata, viveva in kibbutz, guidava il trattore e girava a piedi nudi.

Abbiamo ascoltato, durante il Seder, la più piccina del gruppo rivolgere al padre le quattro domande tradizionali:

Perchè questa notte è diversa da tutte le altre?
Perché stanotte mangiamo solo pane non lievitato?
Perché stanotte mangiamo erbe amare?
Perché stanotte mangiamo tutti appoggiati sul gomito?

Per quanto ci riguarda, abbiamo assaggiato il perfido gefilte fisch, specialità askenazita costituita da polpette di pesce di acqua dolce, che sarà pure tradizionale, ma apparentemente non piace a nessuno. A me un po’ sì, con evidente rammarico del Pucciu "Ma c*azzo, c'è una cosa UNA che non ti piaccia?"

Abbiamo discusso di organizzazione dei kibbutz, di quando i bambini non vivevano con i genitori, ma nella “Casa dei bambini” e vedevano i genitori poche ore al giorno; di comuni femministe e di quando Marcia Freedman, eminente femminista americana sbarcò ad Haifa negli anni 70.

Apparentemente il frisson lo creò il marito, che indossava una maglietta con su scritto “I am a feminist”. Ho cominciato a considerare un modellino per il Pucciu.

A Pasqua, alla messa al Santo Sepolcro, abbiamo pensato di convertirci e diventare copti. Ho anche capito perché i monaci si menano ogni due per tre: mentre il Custode di Terra Santa celebrava la messa di Pasqua, a 20 metri dalle centinaia di pellegrini cattolici, i copti celebravano con vigorosi canti che ci impedivano di sentire la messa - tutta in Latino.

E poi, un corteo comprendente il Patriarca copto – completo di inesplicabili occhiali da sole che lo facevano un po’ somigliante a James Brown – ci ha girato intorno per ben tre volte affumicandoci di incenso; quando è stato il turno dei cattolici di fare la processione intorno al luogo dove secondo la tradizione Gesù è stato sepolto, un uomo piuttosto grosso regolava la circolazione, chè non si sa mai.

Dalla navata della cupola costruita dal governo israeliano – principalmente perchè le sei denominazioni presenti nel Santo Sepolcro non sono state in grado di mettersi d’accordo neppure su questo- una monaca guardava perplessa la scena.

I am with you, sister.

mercoledì 15 aprile 2009

Eppur ci siamo

Privi di internet se non cercando come rabdomanti dei punti dove prendere a sgamo reti non criptate. Finisce domani la settimana di vacanza per Pesach, durante la quale non si vende nulla di lievitato o di simile.


Nei supermercati dei ripiani interi sono coperti di carta di giornale

Cosa ci sara' sotto? Roba porno? No! Roba lievitata, farine, etc.

Meno male esistono il freezer ed panettieri arabi che non sono vincolati da questo obbligo.Ieri alla Porta di Damasco sniffavamo come tossici il profumo del pane fresco.

Per il resto, in attesa di tornare: il Patriarca copto porta occhiali da sole - nel Santo Sepolcro - che lo fanno somigliare a James Brown, sto indagando su tale femminista Marcia Freedman e partecipando ad un'asta per tradurre roba in Italiano.

lunedì 6 aprile 2009

Intanto a Gaza ed in Israele

Dopo l’operazione “Cast Lead” la situazione delle donne a Gaza si è fatta ancora più difficile e la violenza domestica è in aumento. Ne parla un articolo della BBC
sottolineando come per le donne sia difficile pensare di lasciare il proprio marito, perché in caso lo lasciassero e tornassero alla loro famiglie d’origine, perderebbero probabilmente il diritto di stare con i propri figli e figlie.

Paradossalmente, per alcune donne l’operazione Cast Lead ha voluto dire allontanarsi dai mariti e godere di un momento di pace:

Her husband became regularly violent after losing his job. During Israel's recent three week operation, she and her sons sought refuge in UN schools. Her husband stayed at home.

Le ONG che lavorano sul problema a Gaza cercano di coinvolgere i capo clan e gli uomini, cercando anche di informare le donne sui propri diritti. A Gaza ci sono tre donne in Parlamento e una di esse, Jamila al-Shanti ha dichiarato alla BBC che:

Many people think Islam dictates that women should be at the bottom of the pile. But that is not Islam, that is the fault of bad traditions and bad habits.


Secondo
Haaretz la proposta araba per la pace in Medio Oriente farà parte della politica di Obama nell’area. La proposta prevede il completo ritiro israeliano dai territori occupati – inclusa Gerusalemme Est, la creazione di uno stato palestinese e un giusto “settlement” per i rifugiati palestinesi.

domenica 5 aprile 2009

Shabbat/4



Iniziare il venerdì pomeriggio con il Pucciu in cucina che rigoverna i piatti con i pantaloni calati al ginocchio mi ha fatto sperare che, preso da raptus sessuale, rinunciasse al folle proposito di andare a correre. Prontissima ad arrendermi alla passione lo interrogo in proposito; lui nega e dice solo: “No Fede, è che sono multitasking!”

Se lo dici tu.

Siccome Shabbat adesso comincia più tardi, intorno alle 18,20, al parco c’era una multitudine di famigliole ebree e musulmane che grigliavano e fumavano il narghilé, la solita partitona di calcio 15 contro 15 caratterizzata da possibili infarti e litigate continue, e due cazzoni italiani appartenenti a nessuna religione che correvano sognando salsicce sulla griglia.


Cominciato lo Shabbat, per le famiglie osservanti scattano varie proibizioni e in ogni famiglia alle donne – che nelle celebrazioni ebraiche hanno un ruolo molto limitato – spetta accendere le candele all’inizio e alla fine dello Shabbat. Gli uomini benedicono poi il vino ed il pane. Mentre dai vicini accadeva tutto ciò, noi lottavamo strenuamente con degli sgombri puzzolenti da trasformare in polpette, per poi crollare, nel mio caso, davanti ad un DVD di Sherlock Holmes versione del 1946, con Basil Rathbone, un uomo oltremodo affascinante.


Sabato, il Pucciu rinuncia al multitasking e dunque tiene su i pantaloni, e si va con amici allo zoo di Gerusalemme, praticamente al confine con la Cisgiordania, tanto che dallo zoo si vede un check point.

La mia osservazione sociologica della giornata mi porta a concludere che gli animali hanno la tendenza a mostrare il sedere ai turisti, i bambini sono elettrizzati come in seguito ad una overdose di zuccheri, alcune mamme avrebbero dovuto, almeno in questa circostanza, rinunciare ai tacchi a spillo. Il pic nic, con abbondanti libagioni e vino sotto il sole a picco ci stende, ma ci trasciniamo fino alla gabbia dei pipistrelli, dopo aver assistito alla scena di un bambino che, elusa la sorveglianza di papà si è buttato correndo come un pazzo nel recinto dei canguri.



Torniamo a casa in taxi, su strade ancora semideserte ed il nostro amico ci racconta che in Thailandia un elefante ha dipinto se stesso con un fiore nella proboscide e mi sembra una bella storia per chiudere lo Shabbat.

giovedì 2 aprile 2009

Marhaba, smell the jasmine and taste the olives*

Reduci da due giorni di lavoro come interpreti dall’inglese all’italiano per i passeggeri di una crociera nel Mediterraneo. Non c’erano abbastanza guide che parlassero italiano – si parla di più di 1000 passeggeri- e dunque eccoci catapultati per due giorni frenetici su e giù dai bus a tradurre in simultanea le guide.

Per prepararci spiritualmente all’impresa, siamo partiti un giorno prima per Haifa, dove un’amica ci aspettava in un caffè con divanoni praticamente sulla spiaggia, e da debosciati ci siamo detti che sì Gerusalemme ha un’atmosfera unica, etc etc, ma quando uno vede il mare a portata di mano, il sole che splende, non ci sono c*zzi.

Haifa, caratterizzata dalla pacifica convivenza tra persone di diverse religioni ed etnie, è in un magnifico golfo naturale, e vi si trova un tempio Baha’i, una religione nata in Iran che conta 5-6 milioni di praticanti nel mondo. I Baha’i credono nella fondamentale unitarietà di tutte le religioni e nell’uguaglianza tra tutti gli esseri umani, e per un attimo mi sono immaginata convertita.



Il divieto dell’alcool e del sesso prematrimoniale mi hanno rapidissimamente distolta. È troppo tardi.

La notte a casa dell’amica - che ci ha detto troppo tardi di avere due enormi gatti - mi ha portato, tra un attacco di asma e l’altro, a dire tragicamente al Pucciu: “se stanotte ti sveglio rantolando, tu sai cosa fare, vero?” “Abbatterti” e si gira dall’altra parte, chiedendosi se ci fosse il porno sul satellitare dell’amica, per poi ripiegare sul food channel.

Non starò a riportare i piccoli episodi dell’esperienza che ti fanno detestare tutto il genere umano a causa di alcuni soggetti e glisserò elegantemente sulle pecche dell’organizzazione.

Ma alcuni episodi vanno ricordati:

- I francescani che gestiscono la chiesa dell’annunciazione a Nazareth hanno chiuso le porte in faccia ad almeno un centinaio di pellegrini italiani che erano arrivati 3 minuti prima dell’ orario di chiusura. Preghiere, semi risse, etc, non hanno smosso i frati di un centimetro. La mia guida ed io siamo stati caricati di miserie da un gruppo di turisti (ma i pellegrini non erano tutti buoni e timorati?)


- A Betlemme, che è sotto l’autorità palestinese, le guide israeliane non possono entrare. Al di là del muro, sola sul bus con una cinquantina di turisti, scopro che la guida locale non parla italiano e dunque mi trovo a dover restare con loro, contrariamente a quanto previsto. Messa con Amedeo Minghi che canta. Sono anche stata toccata da Minghi, con una spallata. Visto Don Mazzi, ma nessuna spallata.


- Perse nella calca di Betlemme due signore, praticamente sequestro la guida palestinese: “Tu sei responsabile di questo gruppo a Betlemme, io devo solo tradurre, tu non te ne vai finché non me le ritrovi”. Trovate.
- Il paese è molto bello, mi dispiace che chi passa così due giorni non riesca a coglierne le sfumature, mi disturba la visione della storia locale propinata ai turisti, dove gli israeliani sono sempre i “buoni”.
- Incrocio trafelata e distrutta il Pucciu: lui mi dice che va tutto meravigliosamente, è fresco come una rosa, le turiste fanno foto con lui e alla fine tira pure su la mancia.
- La visita della città vecchia, del Santo Sepolcro e del Muro occidentale procede senza problemi, a parte il mezzo infarto vedendo una nostra turista scortata da un poliziotto armato fino ai denti. Laconica comunicazione del poliziotto: “è vostra, questa”?


- Per il resto: mangiare lo shawarma (in Italia lo chiamiamo kebab, qui il kebab sono spiedini) a mezzanotte non favorisce il risveglio per lavorare freschi e riposati alle 4 del mattino; la povera organizzatrice mi guarda e mi fa “siccome tu sembri una donna seria, oggi vai con il gruppo di Famiglia Cristiana”, vedere la gente contenta malgrado gli inevitabili casinetti dà una certa soddisfazione.

Stamattina, ancora a letto dopo 10 ore di sonno, senza voce e coi capelli dritti, ci siamo detti – quasi inspiegabilmente - che è stata una bella esperienza.

*Messaggio apparso sul mio cellulare appena arrivata a Betlemme, per un attimo penso ad un romantico ammiratore, ma poi è il messaggio di benvenuto della compagnia telefonica locale.