martedì 24 febbraio 2009

We believe in Hummus

Viviamo nella città che è considerata la “capitale simbolica” delle tre religioni monoteiste. E non crediamo in nessuna delle tre.

Viviamo in un paese in cui al governo andrà un uomo che non crede nella soluzione “due popoli, due stati” e l’ago della bilancia della politica israeliana in questo momento è tale Avigdor Lieberman, noto per le sue posizioni che possono essere definite ultranazionaliste e per una sua certa avversione per la popolazione araba.


La Tzipi Livni, se non sarà accettata la sua proposta di essere capo del governo a rotazione con Netanyahu, sarà all’opposizione.
La sinistra è morta. Questo mi ricorda qualcosa.

Il responsabile delle negoziazioni in Egitto si incazza con Olmert per una sua interferenza nelle negoziazioni, e ribadisce la necessità di non offendere gli egiziani (che sono i broker di una eventuale tregua con Hamas) facendo della liberazione del soldato Gilad Shalit una precondizione per un cessate il fuoco. Olmert lo sospende.

E allora ci rimane solo più l’hummus , quello vero fatto nel mortaio e servito con hamuzzin (=sottaceti) pitot e cipolla cruda per i più coraggiosi.


Fonte: qui

Da mangiare sotto casa, da Azura, vicino ai banchetti degli Irakim, gli iracheni. Gente che se la incontri in un vicolo la notte francamente ti spaventi, ma poi sono i nostri fornitori di frutta e pane.

Nel ristorante (una stanzetta) è incorniciato un articolo di Petrini apparso su La stampa dove si parla di loro e c’è pure un manifesto di Terra Madre. Al venerdì c’è anche il sofrito, uno di quei piatti tipici della cucina sefardita per lo Shabbat, che cuociono molto a lungo a basse temperature. Un tempo infatti ognuno portava la propria casseruola con il sofrito o altro il venerdì dal fornaio, che spento il forno per shabbat, lo metteva a disposizione delle massaie. Le varie casseruole erano poi recuperate per il pranzo del sabato.

L’humus di Azura è il top, a quanto sembra. Se vogliamo cercare il pelo nell’uomo, il proprietario tiene l’unghia del mignolo francamente troppo lunga: o sei un mandarino cinese o è un No-No.

domenica 22 febbraio 2009

Stormiest day in Israel (attente al bus!)

Ieri giorno più "tempestoso di tutto l'anno in Israele".
Ho provato a mettere il naso fuori di casa, ma dopo due secondi sono rientrata in casa annunciando: "Pucciu, non si può fare".

Tra varie cose che speriamo non si possano fare, è segregare le donne sugli autobus, con buona pace di Rosa Parks.

La sola cosa che so degli autobus e del galateo locale per-non-urtare-la-sensibilità-di nessuno, è che se sei donna non è il caso che ti sieda accanto ad un ultraortodosso. Potrebbero non gradire.
E sia.
Ma recentemente è apparso un articolo su Haaretz che racconta della protesta di ebrei ultraortodossi che pretenderebbero che Egged, la locale linea di autobus, renda una linea che passa attraverso il quartiere ultraortodosso di Meah Shearim formalmente segregata per sesso, con le donne dietro e gli uomini davanti.


Fonte immagine: qui

Egged si è rifiutata e per tutta risposta gruppetti di ultraortodossi hanno tirato sassi contro gli autobus. In realtà vi sono già linee segregate (mehadrin), sia in Gerusalemme che fuori e la corte di giustizia si deve ancora pronunciare in merito alla pratica.

giovedì 19 febbraio 2009

Mahar è un altro giorno

Qui è il solito delirio che mi trascino dietro ovunque vada, inteso in qualsiasi continente. Sono ben contenta di avere la possibilità di lavorare a distanza, ma il risultato è che se potessi mettermi skype nel cervello lo farei e non ho ancora potuto vedere molto della città.

Però in questi giorni in cui sono inchiodata davanti al computer e potrei essere ovunque nel mondo, jesus is on my side. Ma letteralmente. Sfrutto il wireless di un’istituzione che prepara rabbini liberal e si aggira tra i computer vicino a me un tizio coi capelli lunghi e una specie di saio di seta sui pantaloni. Vedere gesù che guarda i video di Youtube è decisamente interessante. Avere alle spalle un vecchietto che invece dorme e russa con Haaretz sulla faccia un po’ meno.

Mi dà poche soddisfazioni anche il tipo che ci doveva sbloccare il cellulare americano – io timorosa avevo chiesto al Pucciu con anche un po’ di accento piemunteis: “Ma Pucciu, è legale?”
“Tranquilla”.

Quando l’ho visto, basso tarro e spiccio come solo gli israeliani possono essere, ho deciso che un po’ lo amavo. Però ci dà dei dispiaceri. Portiamo il cellulare venerdì mattina e ci fa:

“Tranquilli ve lo do domenica” . Per via dello shabbat, infatti qui la settimana inizia dalla domenica, che è Yom Rishòn, il primo giorno- un casino, comunque domenica andiamo:
"Mahar, mahar, mi deve arrivare la password via email!
“ecco, sapevo che era illegale, Pucciu! Avrà una spia negli USA alla compagnia telefonica!”

Lunedì: mahar
Martedì: mahar
Ieri per dignità abbiamo saltato
Oggi il Pucciu vuole fare la voce grossa e pretende lo sconto..
Comunque lo amo nella sua rozzezza, anzi la hutzpa tipica israeliana.

Dopo vari mahar oggi sapevamo che ci avrebbero portato l’armadio dall’orrido color marrone- scelto dal padrone di casa, a cui noi ci siamo opposti, ma senza risultato.

Bene: "Ragazzi, mahar veniamo tra le sette e le 10 del mattino” e va beh.
Invece: “Ragazzi, mahar veniamo alle 6,30 voi vivete attaccati al mercato poi è un casin con il traffico”.

Arrivano con me rantolante in salotto accucciata sotto il sacco a pelo della nonna del Pucciu che ha 50 anni e perde le piume. Non la nonna. Il Pucciu, invece, sovraeccitatato dal fatto che abbiamo l’armadio e che può mettere tutte le sue cose in ordine, era fuori controllo!

Bisognava sparargli nelle gambe per fermarlo. “Visto che bello fede, questi sono i tuoi ripiani chè sei bassa, questi i miei, le scarpe dove le mettiamo, eh?eh??? “

Mahar, Pucciu, mahar.

lunedì 16 febbraio 2009

Il mio primo miracolo (dopo una sola settimana!)

Gerusalemme-città vecchia.

Durante uno visita al quartiere armeno, visitiamo la Chiesa di San Marco, quella che i credenti siriaci ritengono essere la prima chiesa della cristianità.

Una signora, responsabile dell’accoglienza, ci racconta in un misto di italiano e inglese tutta la storia: qui è dove si è svolta l’ultima cena, dove gli apostoli hanno ricevuto lo spirito santo, insomma, tutta la vicenda che è nota ai più.

Ma attenzione. Nella chiesa c’è un’icona grazie alla quale avvengono miracoli!

Frisson mio, il pucciu annichilito sussurra: ah si?

Sì. Appena quattro mesi fa!

Quattro mesi fa entra nella chiesa un poliziotto russo di Tel Aviv. Vuole dalla signora l’usuale spiegazione, ma problema! Apparentemente, lui parla solo russo ed ebraico, la signora solamente arabo e inglese.
Un dialogo impossibile? No! Perché avviene il miracolo!

La signora ascolta le domande del poliziotto, che le arrivano in inglese e gli risponde in inglese, ma il poliziotto russo sente la signora rivolgersi a lui in ebraico e le risponde in ebraico.

Entrambi ignari del miracolo, perché di questo si trattava, si separano.

Il poliziotto tempo dopo ritorna, incantato dalla città vecchia e in particolare dalla chiesetta. La signora ribadisce che lei sa solo inglese e arabo. Il signore si arrabbia, le dice delle cose ma lei non capisce e lui si altera ancora di più.

La signora a questo punto si rivolge a Gesù chiedendo aiuto, ed ecco il deus ex machina, nelle forme di una guida turistica che sa il russo. Poco prima sua moglie gli aveva detto, in preda ad una premonizione: “senti, invece di andare a piedi a trovare la nostra amica pipetta – la signora della chiesa- dobbiamo andarci in taxi! Ha bisogno di noi!”

Lui trafelato arriva in chiesa: “Hey pipetta, ma cosa succede? Ho pagato un taxi! Costa! Di che cosa hai bisogno?”

E grazie alla mediazione dell’interprete il poliziotto e la guida si spiegano e convengono che è stato tutto merito dello spirito santo.
E vissero felici e contenti.

martedì 10 febbraio 2009

Fede in Medio Oriente- è piuttosto stringata

Ricongiungimento familiare fatto.

Interrogata per un'ora dalla sicurezza israeliana ho chiesto, al limite dello sfinimento se mi avrebbero laciata partire sì o no. Interrogatorio esteso alla mamma. Tutto incentrato sul Pucciu, non pensavo che un filosofo/cabbalista fosse un uomo pericoloso.


Scadenza di lavoro in Italia il 28 febbraio. Si lavora nella nuova casa - la casa meriterebbe un lungo romanzo - e fuori piove. Ci sono le elezioni e la cosa non promette bene.

Il mercato vicino a casa è stupendo, i contrasti in questa città sono fortissimi ed io sono un po' provata, ma molto contenta.

Infine, per la serie "la globalizzazione" etc. la tizia che ci ha venduto tappeti e teli vari al mercato è stata in Italia, a Bergolo (CN) per un rinomato Festival Reggae.

venerdì 6 febbraio 2009

Hey hey, it’s a weird day!


Vista sulla collina dal terrazzo sul tetto




Vista sul vicolo dal terrazzino di casa






Dico solo che la decisione più saggia della giornata si è rivelata quella di non tenere la camicia da notte sotto i jeans per andare in banca la mattina alle 8,30.

Mattinata inutile spesa a lavorare, sacramentare contro il modo di lavorare in Italia, il modo di pensare italiano etc, invece di fare altri due miliardi di cose, tra cui fare la spesa per un aperitivo/cena per amici. Per coronare il tutto, scoprirò di aver mandato a me stessa una mail che invece era per la conferma dei miei voli di domenica.

Telefona il Pucciu:

ehi si è allagata la casa! Il padrone di casa ha fatto casino! eravamo in quattro in bagno: il padrone di casa, il vicino di casa del primo piano e l’idraulico chiamato dal vicino del primo piano.
Adesso conosciamo tutto il condominio.

O c*zzo. Appena arrivati e già segnati.

Ma amore, va tutto bene, ho conosciuto quelli del ristorante sotto casa, ho conosciuto un cuoco che si chiama Moshe di un ristorante figo che gestisce con un palestinese, e cerca di ricreare la cucina dei tempi biblici, dobbiamo andarci…

Hatzilim !!!(melanzane), non so dire il mio numero di telefono in ebraico però questo sì

Qui c’è una bellissima vita di quartiere, tutti si conoscono, vogliono sapere di dove sei, cosa fai…

Il Mossad è già sulle nostre tracce?
Intanto cerco di capire se posso lavarmi i capelli continuando a parlare al portatile.
Confermo l’ impossibilità della cosa.








Chiusa la telefonata, alle 12,30 realizzo che vestita alla “vado un attimo in banca poi mi vesto a modo” e lavata sommariamente, sono in pauroso ritardo per il pranzo dalla prozia.

La prozia mi accoglie. La sua amica, quella di "Devi furgià", per intenderci, mi rintrona nuovamente. La procreazione è sparita dall’ordine del giorno, ma appaiono gli uomini – tutti pitu (=tacchini).
Esco alle 16,30 con le orecchie che rimbombano di un “non sposarti maiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii” e di un “stai attenta che ci sono i pushersssssssssssss”.

Accendo il cellulare spento vigliaccamente: un amico caritatevole è pronto per un aperitivo alle sette. Arrivo a casa alle sei e mi appare davanti uno spettacolo commovente: mia madre, disperata perché non sto facendo la valigia, stira la mia roba. Ciocchiamo su come piegare un sari indiano, no mamma non è una sciarpa, saranno minimo due metri di lunghezza, non sono una giraffa.

Faccio la doccia e una torta al cioccolato. L’amico arriva e davanti a due bicchieri di vino parliamo dei nostri tatuaggi immaginari.

Arrivata a mezzanotte cerco di portarmi avanti per domani preparando dei muffins salati: ho la ricetta davanti, ma al grido “La Fantasia al potere!” decido di improvvisare.

Che bella idea.

mercoledì 4 febbraio 2009

A Slim Peace

Avevo visto questo documentario tempo fa: donne israeliane e palestinesi che si ritrovano per dimagrire e alla fine per conoscersi un po' di più, nel bene e nel male.


Qui l'articolo di Haaretz


Altro esperimento di dialogo attraverso il cibo
in Francia dove donne musulmane ed ebree si ritrovano per cucinare.

In attesa di tempi migliori.

martedì 3 febbraio 2009

Facciamo fifty-fifty?


source: International Museum of Women


Le donne in politica a livello di istituzioni europee e di stati nazionali sono ancora troppo poche.

E poichè nel 2009 si eleggerà un nuovo Parlamento Europeo e verrà nominata una nuova Commissione Europea, la European Women's Lobby ha organizzato la campagna
“50/50 Campaign for Democracy” affinchè uomini e donne siano egualmente rappresentati.

Allora, se qualcuno volesse firmare la petizione collegata a questa campagna, questo è il link.

E per la serie Donne, Potere e Politica, l'International Museum of Women ha una ricca lista di risorse sul tema, nonchè una lista di film, alcuni visibili on line.

lunedì 2 febbraio 2009

Oh Jeez! Il mio ombelico è molto interessante.

Mi si è appena infilata una briciola gigante nella tastiera sotto la “J”, che ora scricchiola.
Ho passato il week-end a litigare
Ho una scadenza oggi e non è scrivere un post senza capo né coda su questo blog
Il pucciu dipinge la casa di Gerusalemme, lasciata in uno stato piuttosto selvaggio dai precedenti inquilini; le meraviglie del contratto d’affitto: siccome troverai la casa che è un cesso, la puoi lasciare così!

Ora, a Cincinnati sul contratto c’era scritto “nome e cognome del Pucciu+Fede”, e non si capiva se fossi il suo pesce rosso o cosa, e si specificava pure con che prodotto pulire il forno prima di lasciare la casa, però, a pensarci bene, mi sembra ora una grande civiltà.
Il dirimpettaio, di cui il Pucciu mi ha elencato almeno tre diverse nazionalità, è molto gentile e fortunatamente parla inglese. Certo, è anche un po’ italiano. Tutti sono un po’ italiani.
L’altro vicino – che è forse uninazionalità, che banalità! - ci ha avvertito: non lasciate niente sul ballatoio, rubano tutto!

Anche la bombola del gas vuota?

Anche. Infatti, il tizio che porta le bombole piene ci porterà anche un bel catenaccio.

Ma, la nostra biancheria stesa ad asciugare? Mi sequestreranno le mutande?

No (un po’ mi spiace, il furto degli slip è un toccasana per l’autostima)
Il neon in casa in Israele è apparentemente à la page. Davanti allo scoramento del Pucciu gli è stato detto: “Perché, non ti piace?”
Ma il pucciu, faro nella nebbia del mio pessimismo, mi prefigura meraviglie, la casa sarà molto carina una volta che la sistemeremo. Inoltre, con il suo fare da agente segreto mi assicura: “Siamo vicinissimi a due posti tatticissimi!” Trattasi di bordelli, ristoranti, banchi del mercato, boutiques di alta moda? Non si sa, lo scoprirò da sola tra uhm, meno di una settimana.