La Philip Morris, come parte del risarcimento multimiliardario che deve pagare per i danni legati al fumo di cui è stata giudicata responsabile, manda in onda uno spot per invitare i genitori a parlare ai propri figli della pericolosità del fumare. Visto l’ovvio imbarazzo del genitore medio ad affrontare argomenti tanto scabrosi, nel sito della multinazionale del tabacco è a disposizione un campionario di “catch phrases” per riuscire a rompere il ghiaccio senza traumi.
Questa tristissima trovata si inserisce in una campagna che tende a cissare i giovani contro i fumatori (“Speak out against tabacco”, è lo slogan) e che ha già portato al divieto di fumare non solo all’interno dei locali ma anche in prossimità di essi: un mio studente eletto al senato accademico mi ha raccontato orgoglioso di come fosse riuscito a far vietare di fumare entro 25 piedi dai dormitori.
Ora, pur riconoscendo la maleficità del fumo, credo che criminalizzare i fumatori al pari degli stupratori di bambini, isolandoli in teche di plastica trasparente, sia un tantino travisante. Se tuo figlio nasconde un pacchetto di sigarette nel comodino, la faccenda è tanto pericolosa e delicata da richiedere l’aiuto dello psicologo; se invece ci nasconde una pistola (posseduta, a sentire i miei studenti, da metà degli universitari maschi), nessun problema: si sta solo – giustamente – preoccupando della propria sicurezza.
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Miii ma in che paese abitiamo?? e non abbiamo neppure un fucile.
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