giovedì 6 luglio 2006

Grandi Vecchi

Il nonno Gino, patriarca della famiglia di Fede è chiaramente una forza della natura e gode del mio rispetto imperituro. Comunque anche nonno Placido, che oggi avrebbe 104 anni, non scherzava. Originario di un non meglio identificato paesino della campagna cagliaritana, si diede alla macchia scomparendo nella campagna per un paio di settimane quando seppe che l’avrebbero spedito in continente a lavorare, lui che viveva con gli animali, mangiava erba, e non aveva mai calzato un paio di scarpe per i primi 16 anni della sua vita. Ha fatto il panettiere, avuto un banco al mercato, e, durante le due guerre che ha vissuto, si è arrabattato con tutta una serie di lavoretti dei quali ben poco sappiamo. Quando eravamo bambini, ha insegnato a me e a mia cugina l’arte della pinnacola, così da poterci battere a carte, barando. Lo ricorderò sempre per come una volta, in ascensore, ad un vicino che si era permesso d’insultare Stalin, impassibile rispose, in perfetto piemontese: “Vat-la a piè n’tel cül”.

2 commenti:

  1. Quando leggo di questi ritratti mi viene spesso da pensare se quando saremo vecchi noi i nostri nipoti avranno questa adorazione quasi mistica per noi.
    In fondo a parte trovare la pappa pronta, studiare e divertirci non è che abbiamo fatto molto.
    Cioè anche quelli fra noi che si danno da fare e lavorano da tanti anni non è che si son dovuti fare due guerre, non sono tornati a piedi dalla russia o cose simili.

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  2. Beh, abbiamo anche noi i nostri punti forti. Scusa, pensa alle nonne piemontesi che racconteranno i tempi d'oro in cui facevano danza indiana (a Torino ed in India), o quando eventuali nipoti zittiranno la nonna femminista che gli rompe le palle sui "gender roles" e che cerca di insegnar loro che bisogna "fuck patriarchy".
    Forse saremo meno epici, meno poveri, piu' fragili, ma sempre interessanti...

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