mercoledì 11 aprile 2007

Americanizzazione

Quando ti svegli la mattina e l’ipotesi di andare all’università tenendo addosso la maglietta del pigiama non ti pare cosi’ balzana
Quando guardi su Internet che tempo fa fuori per decidere come vestirti, se devi mettere le calze o no, se prendere l’ombrello o meno,
Quando la pizza pucciata nel burro all’aglio di Papa Johns comincia a piacerti,
Quando queste scarpe qui non le trovi più brutte ma eccentriche,



Quando ti incazzi che devi pagare le tasse (ma forse questo è international). Qui però si incazzano di più,
Quando prima di farti visitare dal dentista devi fornire dati sulla tua assicurazione, giurare che pagherai il conto, firmare due liberatorie e rispondere alla domanda “How do you feel about your teeth?” Good, thanks, mamma è papà hanno già dato per l’apparecchio e se solo me lo proponi di nuovo adesso alla mia età io ti trascino in tribunale per danni morali,
Dici “cool” ogni due per tre, pronunci “behind” come bahaind e “I have been” come I have ben, e tutto il resto lo pronunci con pesante accento Italiano,

allora, il processo di Americanizzazione è cominciato. Il guscio di sofisticata europea può reggere ancora, ma l’essenza, quella, è contaminata. Un bavetta di burro all’aglio un giorno mi tradirà.

3 commenti:

  1. quelle scarpe stanno in vetrina nei negozi tamarri di una città metropolitana dell'italia nord occidentale

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  2. ottimo post da stampare e spuntare eventualmente le varie azioni! l'aglio non mi avrà mai!

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  3. spappari: allora americanotruzza, ma la metropoli e' Torino, vero?
    Comunque pare che siano cosi' comode che una volta messe uno non se le voglia togliere. Ergo, giro alla larga.
    Pluto: e' l'Americanizzazione nel Midwest, molto meno sofisticata del medesimo processo a Manhattan. Credo.

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