lunedì 9 marzo 2009

Che non si dica che (ricamo e Golda Meir)




Il Pucciu non è un uomo fortunato. Ora che la smodata attività di décor della casa è in pieno fulgore, gli ho ricamato con le mie sante manine una inequivocabile dichiarazione d'amore, che si vede inquadrata qui sotto (la foto fa schifo).




Quindi per tutte le mie manie, repentini cambi di umore e cattiverie, ho espiato i miei peccati. Se mi dice qualcosa ho sempre in canna: Ma io ti ho seguito a Gerusalemme e non vedi che bel quadretto ti ho fatto? C'è gente che pagherebbe per una cosa così!


Sto in una botte di ferro.



La vita a Gerusalemme procede e sono un po' più conscia di dove sono: da inchiodata al lavoro sarei anche potuta essere a Moncalieri e l'anelito femminista si è gloriosamente risvegliato grazie ad una divorziata 14enne ultraortodossa , e a una filmaker che esplora il ruolo delle donne nell'ortodossia ebraica. Prevedo a breve l'arrivo di un pippone.


Tra le rivelazioni letterarie di questi giorni, che non si dica che non sono intellettuale:


1) Richard Scarry in ebraico.
Ancora troppo difficile per me da capire, mi serve per far esercizio di lettura in ebraico: far piangere un bambino di tre anni perchè gli ho preso il suo libretto è cosa piuttosto imbarazzante.



2) Autobiografia di Golda Meir, che oltre a raccontare una vita straordinaria (da povera ebrea russa emigrata negli States a primo ministro di Israele) ha il vantaggio di descrivere in dettaglio la nascita dello Stato d'Israele: naturalmente secondo una prospettiva ebraica, che lascia decisamente poco spazio alla prospettiva della popolazione araba.

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