giovedì 9 novembre 2006

Sviluppi teoretici del fedepensiero



Rinuncio alla performance!

Questa frase la pronunciai ansimante allenandomi per la stratorino con i compagnucci di corsa. Infatti nel mio CV figura la stratorino 2005, preparata in un periodo di superlavoro, super cambiamenti (tipo trasferimento negli States, convivere con il Pucciu etc). Essendo un po’ sotto pressione e probabilmente in grave mancanza di ossigeno data dalla fatica, elaborai la teoria della rinuncia alla performance.

Pensiamoci bene: c’e’ una pressione micidiale a fare tutto e a farlo bene. Esempio per le donne: ora che sono presenti nel mercato del lavoro fanno le cose a casa (anche se nella nostra generazioni tanti uomini si rendono utili) e vanno a lavorare. Se hai figli, ci sono alcuni servizi che te li smazzano perche’ tu possa andare a lavorare. Insomma, di fatto ti mettono nelle condizioni di fare di piu’! e’ un circolo vizioso. Che io personalmente, pur in assenza di figli, ho deciso di spezzare. Insomma, non si puo’ fare tutto e bene, a qualcosa bisogna rinunciare e farlo cosi’ cosi’ o non farlo del tutto.

Per ora ho rinunciato ai lavori domestici, che li fa quasi tutti il Pucciu.
Infatti la rinuncia alla performance e’ un po’ cosi”: Vita mea mors tua.

3 commenti:

  1. Ecco, appunto: rinuncia alla performance di lei = obbligo alla performance di lui. Un piccolo genio del male, la dittatrice femminista.

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  2. Pucciu, che e' la tua misera vita personale di fronte ad un cambiamento epocale?
    Un bruscolino.

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  3. Ma così il peso di dover fare tutto ricade sul Pucciu.
    Questo non è rinunciare alla performance: si chiama scarica barile.

    E comunque ovviamente fai benissimo. :-)

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