domenica 19 novembre 2006

Santino della settimana/6


Nei rutilanti anni ’80, prima di dedicare esclusivamente le proprie (scarse) energie all’Intelletto, un pre- e poi adolescente messia passava buona parte delle proprie giornate tra il basket giocato (con risultati modestissimi) e quello visto in TV. Un già incomprensibile Dan Peterson commentava le epiche sfide tra i Los Angeles Lakers di Magic Johnson e i Boston Celtics (o “bostric saltes”, come li chiamavo io nel mio improbabile inglese di allora) di Larry Bird. Forse già inconsciamente attratto dalla snobbissima East Coast e lanciato verso Harvard, forse immedesimato (magari…) in questo spilungone pallidissimo dall’atletismo imbarazzante, mi ritrovai immediatamente ad idolatrare il numero 33 verde, al punto da “decorare” la mia cameretta con un suo poster a grandezza naturale. Non ero l’unico, se ancora l’anno scorso un tizio in Oklahoma condannato a 30 anni di galera ha chiesto (ed ottenuto) di aumentare la pena a 33 in onore del suo idolo. Nell’autobiografia in cui si vanta di essersi trombato Madonna, l’adorabile Dennis Rodman ha definito Bird il giocatore più lento di tutta l’NBA, ma anche il più veloce di testa. Tiratore micidiale e passatore sopraffino, questo “blue-collar” di un paesino dell’Indiana, era conosciuto per il suo continuo trash-talking. Avendo promesso un regalo di Natale ad un avversario ad inizio partita, dopo un canestro da 3 segnato passò davanti al malcapitato urlandogli: “Merry fucking Christmas!!!”

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