venerdì 16 gennaio 2009
Devi furgià!
Ero a pranzo in una piola (=vecchia osteria piemontese) con mia sorella, mia zia ottantenne ed una sua amica ottantacinquenne. Tutto sembrava tranquillo, fino alla pronuncia disgraziata della parola “maternità”.
E fu l’inferno. Saputa la mia età (ventinove anni, lo ricordo a tutti) l’amica della zia perde momentaneamente l’uso della lingua italiana per buttarsi nel dialetto stretto e comunicarmi che: “Sei vecchia! Devi furgià!(=fare figli) Che fai con tuo moroso? Conti le stelle?”
Mi abbandono per un attimo alla romantica visione mia e del Pucciu che contiamo le stelle, anzi di me che le conto, sbaglio il conto e di lui che mi corregge: “Ma Fede, sono un milionecinquecentomilasettecentoventitrè! Non le vedi? Non comprendi la matematica, la fisica e la chimica! Al classico non hai fatto nulla!”
Accantonato l’incubo, mi difendo con la promessa - fatta a questo punto anche ai proprietari della piola che come un coro greco mi invitavano anche loro a furgià - che magari tra un paio di anni…Incauta! Si scagliano a quel punto contro mia sorella, che pure lei è vecchia e deve furgià.
Veramente lei avrebbe sei anni meno di me e benché a tratti sogni di essere una ragazza madre, oggi saremmo qui solo per mangiare un piatto di gnocchi.
Comunque, questa introduzione era tutta un inganno per un’osservazione femminista sulla “lotta” sulle/tra le madri e su come una dovrebbe essere madre.
Dunque, Rachida Dati in Francia partorisce ed il suo rapidissimo ritorno al lavoro viene visto o come simbolo di grandissima emancipazione, o come chiara indicazione della snaturatezza della maman.
Come giustamente ha osservato qualcuno, nessuno se la prenderebbe mai se un uomo, avendo avuto un figlio/a se ne andasse al lavoro anche solo un’ora dopo la nascita della creatura e che il problema reale è che i ritmi di lavoro (e non solo quelli) sono tarati sugli uomini.
Però, sarebbe anche giusto ricordare che ci sono madri che tornano subito al lavoro perché non possono fare altrimenti e darebbero la mano destra per stare a casa, ma che esistono anche le madri che al lavoro ci tornano in fretta perché gli piace, perché hanno qualcuno che si occupa del pargolo e perché magari all’idea di stare a casa tutto il giorno con un infante con le coliche si sentono tremare le vene dei polsi.
Devono per forza essere colpevolizzate? La signora in questione avrà un esercito di baby sitters, il tempo per stare con la figlia lo troverà e mi sento sicura nell’affermare che la bambina non dovrà scaldarsi il biberon da sola mentre mammà è al Ministero.
Sarà traumatizzata da grande? Di questi tempi, se non lo sei, sei out.
L’argomento materintà/lavoro è peraltro stato oggetto di dibattito caliente anche tra le femministe: per esempio qui
e qui. Sappiate infatti che anche le femministe “furgiano”- e si sentono in colpa.
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bel post
RispondiEliminafantastico:
Sarà traumatizzata da grande? Di questi tempi, se non lo sei, sei out.
Grazie!
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