domenica 18 marzo 2007

The mall

Ci sono andata ieri, al centro commerciale. Di sabato pomeriggio. Il momento d’oro. Alla mall di sabato pomeriggio, nel Midwest. L’essenza degli Stati Uniti.
Io e la mia amica irano americana. Piano: comprare cuffie con microfono all’Apple Store, qualche maglietta, un vestitino, crema abbronzante protettiva, magari delle scarpe, un costumino da bagno per me.

Prima di tutto, Sephora. Da Sephora ci siamo spruzzate addosso le meglio fragranze: chanel numero 5, il profumo al te verde di Bulgari, altro Chanel. Tutte mischiate. E qui mi sento dire che malgrado siano ottimi profumi aggiungere profumo ottimo a profumo ottimo non da’ un risultato ottimissimo. Più risultato truiun, diciamolo.

Ma comunque cariche di entusiasmo e di afrori inenarrabili via all’Apple Store. Io gli Apple Store li frequento solo da quando sono negli States e quando ci entro mi sento una donna primitiva cacciata in una capsula spaziale e lanciata su Marte. Comunque sono gentili, eh! Non ti fanno neppure la ricevuta che tanto te la mandano via email. Me la sono cavata decentemente.

Poi: Forever 21. Una specie di H&M. qui vergogna. La mia amica mi obbliga a fare una ricognizione: siamo le più vecchie qua dentro? Tranquilla cara, ci sono le mamme che accompagnano le figlie che saranno almeeeeeno 10 anni più vecchie di noi. Ok, pretending we are forever 21 ci siamo comprate delle magliettine. Per una camicetta troppo trasparente ho dovuto pure prendere un top da metterci sotto. Insegnare ti fa cambiare prospettiva sull’abbigliamento: la deontologia professionale non prevede che gli studenti ti vedano le tette mentre tu gli spieghi i pronomi doppi.
Sto maturando.

Intorno a noi: ragazzine impegnate nella scelta dell’abito per il Prom, famiglie ebree piene di bambini, signore di mezz’età con la tutona di ciniglia. Qui è stato il momento del mio testamento spirituale: amica se mai mi vedrai in tutona di ciniglia con scarpa da tennis al centro commerciale porgimi del cianuro. Il testamento l’ha raccolto una che almeno una volta ho visto in campus in pigiama, ma solo lei avevo a disposizione.

Tornata a casa, accessoriata di magliettine estive, creme abbronzanti, costume da bagno, previsioni di sole e 30 gradi in Florida, ho dovuto pregare lo spirito di Alfieri per legarmi anch’io alla sedia e produrre qualcosa per l’ultima maledetta stramaledetta scadenza di domani. E se mentre sono in vacanza – in quei preziosissimi 5 giorni 5 - uno anche solo sussurra la parola “gender” io lo ammazzo.

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