lunedì 24 ottobre 2011

NY quello che non ti aspetti-take two

History of The Cloisters
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Il mattino:

Ehi Pucciu, guarda l'alba che bella con i palazzi di Harlem sullo sfondo!
che c*zzo me ne frega, DORMIIIIII

La vita di coppia, anche nel corso di una terza tappa di viaggio di nozze, e' un abisso profondo, lasciatemelo dire.

Ed il resto:

Le cose che piu' mi colpiscono in un viaggio, in un'esperienza, sono quegli elementi incongrui, quelle cose che non ti aspetti, come per esempio i Cloisters, sezione del Metropolitan Museum aperto nel 1938, che racchiude elementi di 5 chiostri medievali, numerosi oggetti dell'epoca che privati vari si sono comprati nel corso del tempo.
Prendi la metro, scendi, costeggi il fiume e ta dah, sei nel Medioevo, con tanto di giardinello di erbe officinali. A 20 minuti dall'Empire State Building.


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Oppure ti trovi a vivere una bizzarra esperienza a Coney Island, dove la nonnina rassicurante qui sotto puo' predirti il futuro,


dove ci sono "live freak shows" e se proprio ti va c'e' sempre il burlesque on the beach,



oppure ci si ritrova catapultati a Gerusalemme, tra ebrei ultraortodossi con torme di bambini e martellante musica hassidica che si divertono sulla ruota che in 89 anni non ha (ancora) fatto vittime



e la sera, nel mezzo di Sister Act, una madre degenere, versando virtuali lacrime di coccodrillo si lega sulla panza tre maglie sostenendo di proteggere una squatter da pericolosissime vibrazioni.

So long Mozart, Welcome Broadway!


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giovedì 20 ottobre 2011

Back to NY City -Take one

Per l'ultima tappa del viaggio di nozze prima che la squatter cali nelle nostre vite, e ci renda pasta frolla nelle sue minuscole diaboliche manine, siamo tornati a NY, luogo di molteplici misfatti, tra cui il nostro matrimonio.

Questa volta non ci siamo goduti la citta' camminando disinvoltamente su e giu' per Manhattan, dormendo la seconda notte di nozze in un letto con due cani e un uomo - ma era il Pucciu, eh! (Io ero gia' in aereo per l'Italia, facendomi di alcool e calmanti, ma sola). No, questa volta abbiamo girato la citta' ansimando su e giu' per le scale della metro, camminando come una papera, grattandomi la panza ogni due per tre e sognando di chiudermi nei bagni dei ristoranti non per farmi strisce di coca ma per ungermi la panza di olio di mandorle dolci tanto la pelle tirava dopo i pasti.

Insomma, se il Pucciu fosse andato in giro con una scimmia pulciosa al guinzaglio avrebbe fatto piu' bella figura.

Dalla nostra placida cittadina universitaria abbiamo preso il treno e siamo calati in citta', precisamente ad Harlem, probabilmente in uno dei B&B piu' sgarrupati della citta'; dimostrazione che pure con il Pucciu professore ed io debosciata e lunatica casalinga, a fare i signori non riusciamo MAI. Dobbiamo stare in ostello e metterci il cuore in pace.

Anyway, se pure con poco decoro e a tratti poca coolness, in un luminoso e piovoso venerdi' abbiamo:



Mangiato ottimi ramen. I ramen, se non li conoscete, sono una meraviglia: zuppone brodoso di noodles con carne, verdura, annessi e connessi. Ramen che peraltro hanno reso famoso questo tipo qua che e' ora uno dei piu' celebrati chef di NY. Noi non siamo andati da lui, ma qualche mese fa siamo stati in uno dei suoi locali, il Momofuku Ssam Bar che se per caso a qualcuno pungesse vaghezza di andare nella Grande Mela, e' da provare. Sapevatelo.

Dopo un litro di ramen, il Pucciu mi guarda e mi fa: ma che panza che hai!
Ah. Ah. Ah.
Stesso commento me lo sono beccato da un autista di autobus.

Rifocillati, abbiamo passeggiato romanticamente sotto la pioggia sulla High Line, uno dei luoghi favoriti del Pucciu, arisapevatelo. Abbiamo doverosamente dibattuto l'opportunita' o meno di comprare un appartamento in questa zona con vista sulla High Line. Io sono contro, ma solo perche' la gente ti vede in casa.


Siamo usciti fuori di testa facendo un'ora di shopping da Macy's - calze e mutande, lo shopping dei proletari. Affranto dal fatto di essere stato obbligato a rinnovare parzialmente il suo parco calze e boxer, un Pucciu chiaramente provato dal bagno di folla, in versione Coco Chanel de noartri minaccia di recuperare i calzini smessi facendo un progetto di vestitino di calzini riciclati per la squatter. A lui il progetto, a me ovviamente l'esecuzione. A stare con gli intellettuali finisce sempre cosi'.

Stremati dallo shopping, abbiamo cercato di recuperare mangiando tapas alla Boqueria su Spring Street, insieme ad un ex studente del Pucciu che era contento di vedere un suo ex professore e di condividere con noi il suo sconto del 50% nel suddetto locale. Le tapas erano buone, il vino pure, che volere di piu'. Stavamo recuperando un po' di coolness.

Arrivati a casa, spogliandomi mi rendo conto che meta' panza e' piena di puntini rossi.
La coolness recuperata muore. Ci guardiamo e ci diciamo "Oddio abbiamo avvelenato la bambina!"Peraltro sarebbe la seconda volta, la prima e' avvenuta dopo una colazione da 3000 calorie a Philadelphia. Siamo recidivi.

La squatter coriacea ci rassicura a suon di calcioni, e il sipario si chiude su una notte inevitabilmente drammatica, la prima notte da mesi SENZA. IL. BOPPY

mercoledì 12 ottobre 2011

Kleenex e Karma

Allora, tra un viaggetto a Philadelphia, lo studio dei puritani e degli shakers, le imprecazioni del pucciu sugli studenti che non studiano, succede che la vita prenda svolte dolorose. E allora mi dico, che - se crediamo al karma - in fondo me lo sono scelto, e va bene cosi'.

A parte che quando ho scelto, mi vien da dire, l'anima mia era ubriaca? distratta? o puramente cazzona? Non mi sono tanto accorta - ne' io ne' la mia famiglia - che forse per il 2011 siamo andate in overbooking di karma, mescolando molta gioia e anche molto dolore.

E certe situazioni mi sembrano irreali e mi chiedo se e' la mia vita o cosa, ma tanto anche la panza ogni tanto mi sembra irreale e pure quando mi vedo la fede al dito mi sembra irreale. E penso, e che c*zzo, ma che vita pensavo di condurre se mi sembrano irreali cose in fondo normali?

Penso una vita da ricca filantropa viaggiatrice, ecco quello, non mi sembrerebbe irreale.

Purtroppo il karma doveva scontrarsi contro un oggetto tipico della cultura americana, la maledetta, orribile, marmorizzata scatola di cartone con i Kleenex dentro. Quelli spessore velo, quelli che se non ne prendi 57 assieme ti trovi le dita piene di moccio.

Io li odio.

Ma qui negli States sono dappertutto: dal medico, in universita', a casa della gente. A me i Kleenex marmorizzati fanno venire in mente donne in tutona da ginnastica, accasciate sul divano che guardano piangendo e soffiandosi il naso (nei Kleenex) le telenovele brasiliane, quelle con Sonia Braga.

Magari siamo state tutte quelle donne, una volta nella vita, ma sia l'ultima cosa che faccio, piuttosto mi soffio il naso nella manica del tutone.

Comunque sia, mentre leggevo nello studio del medico la mitica "Best breastfeeding issue ever" di non so quale terrificante magazine tutto incentrato sulla gravidanza - cara grazia che sono solo 9 mesi, con tutta la carta che producono su 'sto tema - entra la dottoressa, informata del fatto luttuoso, che pero' mi tocca raccontare e dunque, la voce si rompe.

Si rompe un po' di piu' finche' con la coda dell'occhio non vedo la dottoressa che prontamente afferra la stramaledetta scatola di Kleenex. Al rallentatore me la avvicina, ed io capisco che sono ad un bivio.

Insomma, tocchera' piangere, e poi andare avanti con un po' di grazia e dolcezza, grazie all'affetto che ci circonda, agli abbracci del Pucciu, e anche a qualche poderoso calcio della cazzuta squatter aka "la tarantolata", ma per Dio, non mi lascero' dietro una scia di Kleenex ciancicati.

martedì 4 ottobre 2011

12

Uno di noi ha i capelli un po' piu' grigi, una di noi e' una freak con due battiti cardiaci
uno e' ossessivamente preciso nei lavori di casa, una e' un flagello di Dio applicato all'economia domestica
uno crede in (quasi) nulla, una e' un'accanita panteista che crede nella reincarnazione
uno conosce tutte le parole delle canzoni, una non ne conosce neanche una
uno e' calmo e paziente, una e' acida e impaziente
uno combina ottime cene solo di avanzi, una apre il frigo e le si spegne il cervello se non ha almeno 3000 ingredienti a portata di mano
uno vivrebbe sempre in viaggio, una forse anche, ma rompe di piu' i coglioni sostenendo in tono drammatico che "i cambiamenti IO li patisco"

In 12 anni e' tutto cambiato ma quello che importa e' rimasto uguale.

(Soprattutto il fatto che mi porti sempre a cena in un ristorante carino, puccetto adorato).