domenica 22 ottobre 2006

Il santino della settimana/2


Questa settimana il santino lo decido io, quindi, first things first: Franco Lechner, alias Bombolo, pura leggenda per chi, come me, si è nutrito di pessima tv negli anni '70 e '80. Segue doverosa apologia di un amabile tonto un po' grossolano, esilarante perchè assolutamente improbabile (qui la fonte agiografica):
Bombolo non ha bisogno di connotarsi per le vicende che causa o che gli si muovono intorno: Bombolo è Bombolo sempre e comunque, è Bombolo e basta a cominciare dal nome. L'unicità della sua figura può quindi essere estrapolata non solo dai diversi film nei quali recita, ma addirittura dall'intero cinema, per restare solo smorfia, maschera da commedia antica. La sua faccia grassoccia e assurda, con due occhi azzurri, bocca perennemente piegata in una smorfia goffa, da vero teatro classico, costituisce di per sé una sicura fonte di comicità.
Bombolo si produce inevitabilmente nel lamento italianissimo del "ma chi me l'ha fatto fare" o "in che situazione mi sono cacciato", trionfalmente punteggiato dal suo intercalare-sputacchio che senza dubbio costituisce un suo personallissimo marchio distintivo. Pur nella sua apparentemente minore figura di "scemo" Bombolo è una potente incarnazione delle piccole patologie nazionali: vittimismo, cilatroneria, sessuomania, ma anche un liberatorio quanto becero turpiloquio: i vaffanculo e i "me cojoni" di Bombolo sono tra i più intensi e trascinati dell'intero genere. Nella sua brutale evidenza, il personaggio costituisce dunque una sorta di grado zero dell'arte comica, un ritorno alle origini, una scorreggia in faccia all'accademia.
Anche i brutti hanno diritto alla legenda, ed a noi piace immaginare Bombolo su di una nuvoletta unta e malinconica, ma inevitabilmente accanto a James Dean.

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